Strategie   Vincenti

Utilizziamo gli operai in cassa e in mobilità per ricostruire l’Abruzzo

In Abruzzo servono molte persone per ricostruire le case e le infrastrutture danneggiate dal terremoto, giusto ?

In Italia, a causa della crisi economica in atto, ci sono migliaia di operai in cassa integrazione e in mobilità. Lo Stato deve comunque pagare queste persone, che – in parte – hanno buone capacità tecniche.

Perchè lo Stato non utilizza le persone in cassa integrazione o in mobilità per la ricostruzione dell’Abruzzo ?

Secondo me è una soluzione WIN-WIN-WIN. Ci guadagnano tutti:

  • L’Abruzzo avrebbe risorse umane per una rapida ricostruzione
  • Gli operai senza lavoro si sentirebbero più apprezzati e utili potendo lavorare
  • Lo Stato risparmierebbe soldi che comunque deve spendere

Fai girare questa proposta, chissà che qualche politico la metta in atto, per il bene dell’Abruzzo e delle persone che sono senza lavoro.

23 Commenti

  1. Non mi piace scadere nella polemica politica, ma dal momento che si è deciso di sprecare decine di milioni di euro per un ricatto politico della lega, dubito che si presti attenzione a proposte come la tua Alex.

    Penso che la tua proposta presenti svariate criticità (specializzazione della manodopera, vincoli contrattuali, etc. etc.), ma ha una sua logica.

    Il problema è che le decisioni in Italia (ma non solo) non vengono prese sulla base della logica, ma sulla base dell’interesse. La ricostruzione dell’Abruzzo è un business, pertanto verrà sfruttato dalle lobby dell’edilizia e dalla camorra.

  2. @Andrea

    Penso che la tua proposta presenti svariate criticità (specializzazione della manodopera, vincoli contrattuali, etc. etc.)

    Ci sono veramente migliaia di persone in cassa o in mobilità. Penso alla mia azienda (lavoro in un’azienda metalmeccanica del settore automotive), ce ne sarebbero veramente molti di quelli in cassa che sono in grado di fare tanti lavoretti (e li fanno spesso come secondo lavoro, ma questo è un altro discorso…).
    Sono dell’idea che tali “criticità” con un pochinino di buona volontà si potrebbero risolvere.

    Il problema è che le decisioni in Italia (ma non solo) non vengono prese sulla base della logica, ma sulla base dell’interesse. La ricostruzione dell’Abruzzo è un business.

    Concordo, ciò nonostante ritengo che bisogna provare a cambiare qualcosa, per questo ho scritto questo post e mi affido alla capacità di Internet di fare emergere le buone idee.

  3. La tua è la proposta più sensata che sentiremo mai su tutta la faccenda del terremoto e della ricostruzione. Per questo motivo verrà ignorata. Se per qualche caso fortuito dovesse in qualche modo uscire fuori, verrebbe immediatamente sbeffeggiata e disprezzata, la tua vita privata e professionale verrebbe dissezionata fino a trovare un appiglio anche minimo per poterti screditare e alle brutte saresti denunciato per “procurato buonsenso, sovversivo e antinazionale”.

    Scusate il cinismo.

  4. @Stargazer

    La tua è la proposta più sensata che sentiremo mai su tutta la faccenda del terremoto e della ricostruzione. Per questo motivo verrà ignorata.

    Se la trovi sensata, allora non fare come “gli altri” ignorandola, ma diffondila.

  5. per il semplice problema della fattibilita’ legata alla logistica, specializzazione ecc. vi immaginate mandare tutte queste persone la dove la gente vive nelle tende? dove li mettono, come li nutrono, come gli organizzano il lavoro? ci vorrebbero anni e un fondo enorme per pagare tutta questa operazione. trovo che sia una bella proposta, sopratutto UMANA pero purtroppo assolutamente infattibile.

  6. @Pietro

    dove li mettono, come li nutrono, come gli organizzano il lavoro?

    E le imprese che lo Stato pagherà per fare la ricostruzione dove andranno ?
    E’ lo stesso identico “problema” (che poi non è un problema).

    Inoltre ti faccio notare che imprese edili fanno spesso uso di manovalanza a progetto, è quindi spesso personale che un impresario prende per tempo limitato e che non conosce affatto.

    Seriamente, non vedo quale sia la differenza tra mandare un’impresa con i SUOI uomini e un’impresa edile a cui lo Stato oblliga di prendere (almeno in parte) del personale che l’impresa stessa deve scegliere tra le liste di mobilità e di cassa integrazione. Del resto è una procedura molto simile di quanto avviene per i lavoratori disabili: ogni azienda (in base al numero di dipendenti) deve assumere un determinato numero di lavoratori disabili. Nella mia idea non è che l’impresa debba assumere tale persone, ma utilizzarle semplicemente limitatamente a quel progetto.

    Analizza i vantaggi:

    – l’impresario ha a disposizione manovalanza che lui si può scegliere (di gente a casa ce nè pure troppa e quindi ti puoi scegliere i migliori) e ottiene sgravi dallo Stato. Inoltre se trova che i lavoratori che ha utilizzato siano stati bravi, ha l’occasione di assumere “cavalli di razza” provati sul campo.
    – lo Stato spende meno soldi
    – il lavoratore ha la possibilità di lavorare e di percepire il 100% del suo stipendio, la sua motivazione si rialza e – se è bravo – ha l’occasione di farsi assumere dall’impresario alla fine del progetto

  7. sono molto daccordo perche mi sembra molto giusto che vengano pagati e debbano far qualcosa.
    sono anche daccordo perche chi e in cassa integrazione o in mobilita crea disagi a persone che lavorano perche vanno a lavorare in nero anche con un paga misera in piu occupano posti di lavoro creando anche la disoccupazione

  8. ciao, solo un osservazione..se continuiamo a pensare ke i politici si mangiano tutto, ke il tutto sarà monopolizzato a favore degli amici degli amici etc..se continuiamo a pensare in negativo il risultato potrà essere solo negativo..troviamo le possibili soluzioni e facciamo la nostra parte..
    focalizziamoci sulle possibili soluzioni e crediamoci veramente..certo sappiamo tutti cm gira il mondo, cm funziona in Italia ma cm c è il lato negativo c è sempre anke quello positivo, c è sempre qlc1 di ‘buono’ in mezzo al marcio..focalizziamoci su qst..
    😉

  9. per me l’idea è ottima, ma trovo che abbia un paio di limiti:

    1/ non si riuscirebbero a “regalare” fondi ai soliti amici degli amici, degli amici… non so se mi spiego 😉

    2/ qualunque cosa faccia risparmiare lo stato è dannoso per lo stato in quanto ci sarebbe una diminuzione del PIL. Se pensi a quanta importanza viene data a questo “discutibilissimo” parametro di rilevazione della ricchezza di un paese capirai che i nostri politici faranno di tutto per aumentarlo, anche con spese inutili (come avviene ormai da molti anni in questo disgraziatissimo paese)

  10. ringrazio tutti voi per i commenti, cosi abbiamo dimostrato che si puo parlare e cercare la soluzione piu vicina al “giusto”. detto cio e pensando bene a tutte le risposte credo si possa giungere ad una conclusione: vedere cosa c’e’ da fare e appaltare i lavori alle aziende che utilizzeranno personale in stato di cassa int. e le impiegheranno a tale scopo.
    credo che cosi almeno una parte di queste persone potra recuperare cio che stava perdendo; naturalmente SARA UTILIZZABILE SOLO UNA PARTE.
    a questo punto speriamo che qualcuno dei “capoccia” riesca a mettere in pratica questa proposta. un saluto a tutti,
    pietro

  11. se continuiamo a pensare ke i politici si mangiano tutto, ke il tutto sarà monopolizzato a favore degli amici degli amici etc..se continuiamo a pensare in negativo il risultato potrà essere solo negativo..troviamo le possibili soluzioni e facciamo la nostra parte..

    Grazie Inside,
    ero talmente frustrato dall’atteggiamento dominante del “bello, MA” e del “tanto non è possibile” che ho preferito virtualmente contare fino a 10 prima di rispondere.

    A volte per cambiare il mondo bastano piccole azioni come diffondere un’idea, ma per farlo bisogna cambiare il proprio modo di pensare e passare all’azione.

  12. Ciao a tutti e grazie a te Alexnder ke dai il buon esempio 😉
    io penso ke diffondere qst iniziativa sia la prima cosa da fare, in tal modo contagiamo il pensiero altrui
    penso ke su 100 politici una ventina abbiano anke un po di compassione
    penso ke su 100 operai in cassa integrazione una ventina abbiano anke voglia di aiutare il prossimo, su qst dobbiamo contare..il resto sn cavilli superabili..
    se cosi nn fosse nn ci sarebbe nemmeno un euro raccolto x l Abruzzo…invece vedo ovunque raccolta di fondi x migliaia di euro x fare un es al supermercato Ali vicino a casa mia 120000 euro sn già stati raccolti..
    Altro es: oggi correndo all argine ho trovato, o meglio, mi ha trovato, un grosso cane, bellissimo e visibilmente cercava un padrone, era smarrito e mi ha seguita, voleva montare in makkina, m implorava con gli okki..io lo avrei portato con me ma vivo in appartamento e ho già il mio e cosi, a fatica e sentendomi persino in colpa l ho lasciato li…ho pensato ke fosse stato abbandonato e ke x lui nn potevo fare nulla..
    poi ho kiamato un mio amico veterinario, poi il canile, poi altre 3 tel e ho scoperto ke il suo padrone lo stava cercando, ho kiamato il padrone, spiegato dov era il cane e lui è andato a riprenderlo..mi ha tanto ringraziata. Se avessi continuato con il pensiero negativo nn avrei fatto quelle tel..tanto era abbandonato, tanto al canile lo avrebbero rikiuso, tanto nn ci posso fare nulla, tanto a breve avrò dimenticato..invece..
    Poi scusate qst è il blog di strategievincenti o no??
    dai forza, abbiamo analizzato i possibili ostacoli..ora vediamo cm superarli..
    😉

  13. ciao Kiara,
    infatti ieri analizzando la questione con un mio amico ke si occupa d diritto del lavoro ho capito ke hai ragione, di qst aspetti e di altri (sempre legati al singolo lavoratore in cassa integrazione) nn ne avevo tenuto conto..qst secondo me sn i validi motivi (e nn ostacoli ‘dettati’ da un ottica pessimistica e rassegnata riguardo al mondo) dell infattibilità della soluzione..
    ma se in forma di volontariato ci fossere dei giovani DISPOSTI x un periodo a prestare manodopera li in Abruzzo si potrebbe tentare..parlo di ki è in cassa integrazione xkè nn ha lavoro..purtoppo..

  14. perche’ la maggioranza delle persone in cassa integrazione NON vuole cambiare lavoro (e citta’) e andare a fare il muratore!!!

    soprattutto perche’ non e’ un lavoro che si improvvisa dopo una certa eta’ (i cassa integrati non hanno 20 anni), ci vuole una certa forza fisica che molti a 50 non hanno (alle donne in cassa integrazione che facciamo fare?). ci sarebbero enormi rischi di infortuni sul lavoro!

    e poi nessuno stato democratico puo’ imporre questa cosa. la tua (scusa se te lo dico) e’ una proposta da stato dittatoriale. anche perche’ NESSUNO VIETA ai cassa integrati di tutte italia di andare a cercare lavoro nelle imprese che ricostriuranno l’abruzzo. solo che la maggior parte di quelli che scieglieranno di farlo “democraticamente” saranno giovani e probabilmente stranieri, si spera in regola con i permessi e adeguatamente pagati.

  15. PREMESSA: la mia idea è quella di dare ai lavoratori che sono a casa di dare loro la possibilità di lavorare, non l’obbligo.

    perche’ la maggioranza delle persone in cassa integrazione NON vuole cambiare lavoro (e citta’) e andare a fare il muratore!!!

    Questa è una loro libera scelta, non vengano poi a piangere che hanno solo l’80% della busta o che sono rimasti senza stipendio perchè la loro azienda ha chiuso.

    soprattutto perche’ non e’ un lavoro che si improvvisa dopo una certa eta’ (i cassa integrati non hanno 20 anni), ci vuole una certa forza fisica che molti a 50 non hanno (alle donne in cassa integrazione che facciamo fare?). ci sarebbero enormi rischi di infortuni sul lavoro!

    Io mi riferisco alle persone IDONEE e LIBERAMENTE DISPOSTE a fare questo lavoro. Lavoro in una azienda del settore metalmeccanico con oltre 100 operai in cassa, ti assicuro che ti potrei trovare 10 – 20 persone idonee e abili (tra l’altro molti dei nostri turnisti hanno il doppio lavoro, perciò ti assicuro che sono abili) in un’ora.

    Che ne dite delle persone che sono in mobilità ?

    Perchè lo Stato non obbliga le imprese impegnate nella ricostruzione di utilizzare una percentuale minima di persone prese dalla mobilità ?
    Quali vincoli del diritto del lavoro si oppongono a questa proposta ?

    Eppoi per ricostruire interi palazzi non servono soltanto operai, ma bisogna creare anche un’infrastruttura per gestire la logistica di tutti i materiali necessari e per far dormire e mangiare tutte le persone impegnate nei cantieri. Non pensate che qui possano essere impiegati sia laureati che non di entrambi i sessi ?

  16. Ciao Alexander,
    io sto parlando in base a dati ke nn ho, concordo anke con il tuo punto di vista ma, sempre basandomi su quanto riferitomi da terzi, contrattualmente i lavoratori in cassa integrazione nn possono svolgere attività lavorativa, solo volontariato…ke nn credo siano disposti a fare nella condizione già precaria nella quale già si trovano..

    Certo, se mi pagassero anke poco e fossi in cassa integrazione (impegni familiari permettendo) ed IDONEA a svolgere l attività lavorativa, andrei a lavorare in Abruzzo..

  17. ciao a tutti,prima di tutto bisogna pensare che la legge prevede che bisogna essere reperibili per l’azienda che ti mette in cassa,poi bisoga pensare che se una persona con i soldi che prende per la cassa non bastano per sopravvivere figurati se uno puo spostarsi di molti kilomrtri,ci sarebbero altre spese,epoi per la ricostrusione in abbruzzo dovrebbero andare i disoccupati,cioe quelli che gia prima della crisi cen’erano e ce ne sono,per i cassintegrati ci dovrebbero pensare le aziende stesse che lasciano a casa le persone,chi sta in cassa arrangia sopravvive,chi stava bene prima sta bene anche dopo che ci mettono in cassa integrazione.

  18. Alexander … è molto tempo che non frequento le tue pagine ma ti ritrovo sempre con ottime idee in testa … non so se quella che ci hai espresso in questo post varrà messa in pratica ma certo che utilizzare il lavoro di gente che cmq viene pagata per fare “niente”, è un’ottima idea.

    Barbara Massini

  19. @Pasquale

    se una persona con i soldi che prende per la cassa non bastano per sopravvivere figurati se uno puo spostarsi di molti kilomrtri,ci sarebbero altre spese,epoi per la ricostrusione in abbruzzo dovrebbero andare i disoccupati,cioe quelli che gia prima della crisi cen’erano e ce ne sono,per i cassintegrati ci dovrebbero pensare le aziende stesse che lasciano a casa le persone

    Io non intendevo dire che i disoccupato o i cassaintegrati andassero di loro spontanea ed individuale iniziativa (e pagando di loro tasca) in Abruzzo, io intendevo che il Governo dovrebbe fare in modo di incentivare (o meglio obbligare) le aziende coinvolte nella ricostruzione ad attingere per il personale necessario ai lavori dalle persone (almeno in parte) nelle categorie che ho menzionato.

  20. Quella di reclutare manodopera in mobilità, o in cassa integrazione, per la ricostruzione dell’Abruzzo post-sisma è un’ottima idea, e personalmente conosco già diverse persone disposte a trasferirsi immediatamente – uno di questi è un mio carissimo amico albanese residente ad Arzignano, in provincia di Vicenza, da 15 anni ormai e in possesso di tutti i documenti in regola. Ha una pluriennale esperienza nel settore delle costruzioni abitative, accumulata soprattutto negli anni in cui vi era un massiccio arrivo di cittadini indiani nel Nord-Est, e fra cui il mercato della compravendita degli immobili andava a gonfie vele. Ora purtroppo le cose sono cambiate, e tanti come lui vorrebbero tornare a sentirsi utili visto che queste persone considerano il nostro paese come la loro vera casa, dove sognano di poter costruire il loro futuro e garantire ai propri figli una vita migliore di quella che loro stessi hanno avuto. Non è un caso infatti che, ironia della sorte, queste persone si sentono straniere soprattutto a casa loro perché, dopo anni di lontananza, ogni volta che vanno a trovare le loro famiglie, non si sentono più a loro agio in quello che una volta era il loro paese natale visto che nel frattempo anche lì sono cambiate tantissime cose. Forse siamo più noi a considerarli stranieri.
    Ma veniamo ora al punto, visto che a me interessa soprattutto il lato pragmatico della faccenda: sono alla ricerca di fonti serie cui avere accesso per sapere di eventuali canali di reclutamento di manodopera già pronta a trasferirsi in Abruzzo, ma non essendo pratica del settore non ho le idee chiare su come orientarmi. Se qualcuno è già informato potrebbe fornirmi qualche indicazione? Si ringrazia anticipatamente per il prezioso supporto.
    Laura, 31 anni, insegnante di scuola secondaria, Vicenza

  21. L’Idea di utilizzare i cassintegrati e delle persone che sono in mobilità per la ricostruzione la vedo come una buona idea, tuttavia quello di utilizzare esclusivamente ditte private a i suoi limiti.
    1) I cassintegrati devono restare a disposizione della ditta madre, così come i lavoratori posti in mobilità che anno la possibilità (almeno nei primi 6 mesi) di rientrare nella loro azienda madre.

    2) La volontà del lavoratore che deve svolgere compiti a lui poco gratificanti (diversi da ciò che ognuno di noi vorrebbe fare), tuttavia, anche il lavoratore posto in Mobilità chiamato dal Comune di Residenza per fare Lavori Socialmente Utili (LSU) o di pubblica utilità(LPU) grava di questo problema, ma lo stato non ne tiene conto, perchè comunque si una forma di reddito non gratuito, tanto è vero che in entrambi i casi si anno i contributi versati all’inps per una futura pensione.

    3) Ci vorrebbe un ente coordinatore come ad esempio l’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile, ma ci vorrebbe anche una legge che in Italia non c’è. Ciò non toglie che l’idea sia buona.

    4) Ciò sarebbe semplicizzato con l’inserimento del Reddito Minimo di Cittadinanza, dove al riguardo ci sono specifiche direttive europee, vero che in Italia non vi è una specifica legge al riguardo, ma guardando alla nostra costituzione non possiamo fare a meno di accorgerci che in confronto di questo sussidio ormai una realtà, siamo latitanti e in grave difetto. In questo caso anche i disoccupati potrebbero tramite un ente come l’Ufficio Nazionale per il servizio Civile, essere chiamati per i lavori sociali, magari sotto la supervisione della protezione civile e dei vigili del fuoco.

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