Strategie   Vincenti

Ciò che puoi imparare da una Sirena

Tra i 12 e i 19 avevo un’unica cosa nella testa (no non erano le ragazze, su quel tema sono sempre stato… “di legno”, come si dice a Venezia 🙂 ) ed era la vela.

Raul Gardini aveva lanciato con il circolo velico a cui appartenevo (la Compagnia della Vela di Venezia) la sfida alla Coppa America, la più antica competizione velica del mondo. Questo trofeo è stato istituito nel 1851 e il desiderio di conquistare questa coppa attira ricchissimi imprenditori che investono milioni a colpi di tecnologia, inventiva e teams per portare l’ambita Coppa delle cento ghinee (così viene chiamata dai velisti, perchè tanto era costato realizzare questo trofeo) nella propria nazione. In pratica è la “Formula 1 della vela”: la competizione è sempre al limite, sia a livello tecnologico (si inventano delle soluzioni assurde, come per esempio le ultime barche che letteralmente volano fuori dall’acqua su un’ala e riescono a raggiungere velocità 3 volte superiori a quelle del vento!), sia a livello di prestazione umana. Se pensi che il team neozelandese, difensore della coppa, correrà un’unico set di regate contro lo sfidante al meglio delle 13 gare (cioè il primo che ne vince 7, è il vincitore), ma si sta allenando da 3 anni con milioni di dollari investiti per sviluppare la barca, e che in queste regate partecipano i migliori velisti del mondo, capisci che la pressione psicologica è altissima.

A 20 anni avevo iniziato a frequentare l’università e ci tenevo a farla bene, inoltre avevo una fidanzata di cui ero seriamente innamorato, di conseguenza la vela non era più una priorità per me e, come mi era già successo prima con il calcio, una volta che quello sport è diventato per me una “NON priorità“, l’ho abbandonato completamente. Quando dico totalmente, intendo che non sono più salito su una barca.

A differenza del calcio (non ho più nemmeno fatto una partitella tra amici), l’esperienza della vela e delle regate, in qualche modo mi è rimasta dentro e quando a gennaio ho visto per caso su Youtube dei video di queste barche volanti, mi è caduta la mascella, poi quando ho visto che a timonare la barca italiana Luna Rossa c’è Francesco “Checco” Bruni contro cui regatavo (e di solito perdevo, già a quei tempi era fortissimo assieme a suo fratello Gabriele “Ganga” Bruni) e nel team c’era pure Vasco Vascotto (fortissimo muggiano contro cui pure perdevo 🙂 ), ho sentito come una vecchia passione riaccendersi dentro di me.

La sfida di Luna Rossa alla Coppa America è capitanata da Max Sirena (no contro di lui non ho mai regatato. Di lui ricordo che nel 2000 con la primissima Luna Rossa durante una regata, quando si era impigliato qualcosa sulla chiglia della barca e mentre quella barca mastodontica navigava di bolina, l’hanno calato fuori bordo a testa in giù (tenendolo per le gambe), nel disperato tentativo di togliere il telo che stava rallentando la barca.
Max Sirena fuoribordo tenta di togliere telo incagliato sullachiglia

Come puoi capire Max ha 2 palle così ed è anche molto concreto e non ha peli sulla lingua, perciò ho apprezzato l’intervista che ha rilasciato prima della finale della Prada Cup (la competizione che sancisce chi andrà a sfidare i difensori neozelandesi nella America’s Cup), che Luna Rossa doveva disputare contro gli inglesi del team INEOS, che in precedenza avevano battuto gli altri 2 sfidanti (gli americani di American Magic ed ovviamente gli italiani di Luna Rossa)

Ciò che mi sono portato a casa ascoltando Max Sirena (e che anche tu puoi applicare al raggiungimento dei TUOI obiettivi, qualsiasi essi siano) è:

  1.  La pressione psicologica sotto la quale lavorano e gareggiano questi team. Di fatto tutto il team (non solo gli 11 che scendono in mare a regatare), ma anche tutto lo staff di terra (che cuce vele, costruisce l’albero, modifica la barca, i preparatori atletici, progettisti, staff logistico etc) sono dei high performer, delle persone che lavorano a livelli veramente d’eccellenza e perciò mi piace studiarle e capirle.
  2. Una grande lezione di leadership quando Max ha raccontato che ha preso i 2 timonieri e si sono detti in faccia le cose che non andavano. Quindi non il giro di gossip classico che si vive nelle realtà di qualsiasi luogo di lavoro (ufficio, negozio etc) del tipo “Sai cosa ha detto/fatto quello ?”, magari innescando delle dinamiche a triangolo. Quindi dirsi le cose in faccia come stanno e magari farsi anche una bella litigata, ma alla fine uscirne con un rapporto umano che, dopo, è più forte ancora di prima.
  3. Max si assume TUTTE le responsabilità: ascoltatelo, per me è stato di grande ispirazione, perchè ti assicuro che sarebbe facilissimo accampare scuse (la barca, il meteo, i giudici di regata, i timonieri…), ma non c’è una singola volta che Max non dica “E’ stata responsabilità nostra o errore nostro“. Chapeau Max
  4. Luna Rossa ha fatto a livello di disposizione degli uomini sulla barca una scelta controcorrente rispetto a tutti gli altri 3 team: ha scelto di rinunciare al tattico a bordo, per regatare con 2 timonieri: uno per lato. In questo modo il timoniere non deve correre da una parte all’altra dopo ogni virata (momento critico in cui la barca perde velocità) e considerato che queste barche letteralmente volano sull’acqua su un ala (chiamato foil) a 55-75 km/h (!!!) questa scelta adesso sta pagando i suoi frutti. Ma non sono sempre state rose e fuori: la bravura di Max e di tutto il team è stato di NON buttare all’aria questa strategia dopo le prime sconfitte. Se sei convinto della tua strategia, ignora i detrattori e gli “espertoni da bar” e continua per la tua strada.
  5. Tra i Round Robin (la fase preliminare della Prada Cup) e la semifinale con gli americani, Luna Rossa ha cambiato il timone e questo dettaglio ha fatto un’enorme differenza a livello di velocità della barca. Il timone qiundi è stata la differenza, che ha fatto la differenza. Nel tuo campo, in ciò in cui tu vuoi ottenere risultati (può essere qualsiasi campo, come lavoro, sport, relazioni, soldi), quale è la differenza che fa la differenza ?
  6. Le barche sono tarate su determinati range di forza del vento (bassa intensità ed alta intensità) e quest’anno l’intensità media del vento è di 1,8 nodi più elevata rispetto alle precedenti stagioni. Questo stimola immediatamente 2 domande: nell’ambito dei tuoi obiettivi che ti sei posto, ti rendi conto di ciò che sta succedendo attorno a te ? E hai scelto accuratamente le metriche che utilizzi per il raggiungimento del tuo obiettivo ?

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