Strategie   Vincenti

Chi ti parla di autostima, può crearti questo grave danno !

Non sopporto quelli che dicono che hai una bassa autostima e che hai bisogno di più autostima per superare i problemi della tua vita: stai molto attento perchè ti possono creare un grave danno !

autostima

Sono dell’idea che il concetto dell’autostima sia un’artefatto, che sia un espediente di para-guru per renderti dipendente da loro.
Mi spiego meglio: un bambino che si trova in difficoltà a fare una cosa, in realtà il problema che ha è che ha paura di fare una determinata cosa e non ti dirà mai: “Mamma questa cosa non la voglio fare perchè ho una bassa autostima… !

Ma piuttosto dirà: “Mamma questa cosa non la voglio fare perchè mi fa paura.

Il cancro dell’autostima

Il vero problema del perchè voglio che tu stia attento a chi ti parla di autostima è che dicendo “tu non fai quella cosa perchè hai una bassa autostima“, è il seguente. Faccio l’esempio che tu abbia paura di chiedere l’aumento al tuo capo, quindi in realtà hai un problema specifico e circoscritto all’area lavorativa. Facendola passare per un problema di autostima, istantaneamente una tua paura specifica in una sola e ben determinata area della tua vita (nella fattispecie l’area lavorativa), pervade tutte le aree della tua vita e diventa un tuo problema di identità, in questo modo, come un cancro che si espande a macchia d’olio, infetti tutte le aree della tua vita !

Perchè se ti convinci che sei una persona con poca autostima, ogni singola cazzata che non fai o sbagli, nella tua testa ti ripetiEcco vedi: è perchè non ho autostima !”  In pratica il problema da circoscritto è diventato diffuso e siamo passati istantaneamente a tutto un altro livello !

ATTENZIONE: perchè i danni che si creano sono enormi, per questo è importante chiamare le cose con il proprio nome.

Per esempio se hai paura di chiedere l’aumento al tuo capo, è semplicemente una paura. Se hai paura di dare un esame, hai semplicemente una paura (per esempio del fallimento). Se hai paura di dire a tua moglie che vuoi cambiare lavoro o che vuoi metterti in proprio, hai paura del giudizio o dell’abbandono, ma in tutti questi casi hai UNA paura specifica e questo NON vuol dire che hai un problema generalizzato.

TUTTI abbiamo paura quotidianamente

La realtà è che quello che proviamo è paura: noi TUTTI proviamo paura. Chiunque OGNI santissimo giorno prova paura: anche l’imprenditore di successo, anche il campione olimpico, anche il più coraggioso guerriero samurai. Chi sembra non avere paura, in realtà semplicemente non la da a vedere esternamente.

Se NON provi paura hai dei gravi disturbi psichici e avrai serie difficoltà a provare empatia per altre persona.

La paura è un meccanismo che l’uomo ha sviluppato in milioni di anni di evoluzione, quando viveva ancora in mezzo ad animali feroci con i denti a sciabola, per sopravvivere. I meccanismi  che ha sviluppato per salvare la propria pelle sono 3:

  • scappare, per non farsi mangiare
  • combattere, quindi per uccidere il pericolo
  • rimanere immobile, per non farsi notare dal pericolo

ed essi facevano egregiamente il loro lavoro in quel mondo. Oggigiorno tuttavia le situazioni in cui siamo realmente in pericolo di vita sono rarissime, ma queste 3 reazioni spontanee sono rimaste radicate in noi, solo che adesso vengono scatenate non più da reali situazioni di pericolo esterno (una tigre che ci vuole mangiare), ma bensì da pericoli immaginari che abbiamo dentro la nostra testa. Così di fronte ad una situazione di paura, come per esempio di fronte ad una persona che ci piace, ma alla quale abbiamo paura di chiedere di uscire con noi, reagiamo nascondendoci (la fuga) oppure non dicendo niente (reazione immobile).

Un’altro esempio molto efficace è in una qualsiasi situazione in cui si vuole far avvenire un cambiamento: trovi sempre chi ti resiste al cambiamento denigrando il nuovo, dicendo che non va bene (il combattimento).

Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, infine vinci. – Gandhi

Soltanto 20 secondi

Comunque non temere, anche se affronti ciò che ti fa paura ora e la vinci, la vita ti propone sempre nuove sfide: semplicemente, come in un videogioco, sei passato al livello successivo dove ti attendono nuovi “mostri” di tipo diverso, che ti faranno provare un nuovo tipo di paura 🙂

Questo ci deve fermare dall’affrontare le nostre paure ?

Assolutamente no, perchè i tuoi desideri si trovano nascosti proprio dietro alle tue paure

I tuoi desideri più profondi, si trovano dietro alle tue paure più grandi – Anonimo

E le tue paure le puoi affrontare, il più delle volte tutto ciò di cui hai bisogno sono soltanto 20 secondi folle e spudorato coraggio e ti posso assicurare, ora che pian piano sto affrontando diverse delle mie paure, e che non mi sono mai sentito così vivo e di vivere appieno la mia vita, come in queste situazioni.

Tutto quello che serve sono soltanto 20 secondi di spudorato ed imbarazzante coraggio e posso assicurarti, che il risultato può essere meraviglioso. – Dal film “La mia vita è uno Zoo

Condividi nei commenti i tuoi 20 secondi di spudorato coraggio !

15 Commenti

  1. un’articolo pienamente azzeccato…..penso che farà riflettere parecchia gente sull’opportunità di vedere le cose da punti di vista diversi e di porsi più domande sui fini di chi inteloquisce con tè…

  2. Ciao Alexander e grazie per l articolo. Ma come intrepreteresti il coraggio nel campo lavorativo? E qual è il modo migliore di reagire dinanzi a chi ti colpisce sull autostima e sul personale in modo negativo senza focalizzarsi sul errore stesso?(parlo di un superiore a livello gerarchico)

    • Ma come intrepreteresti il coraggio nel campo lavorativo?

      Il coraggio è quella cosa che ci fa agire NONOSTANTE proviamo paura.

      E qual è il modo migliore di reagire dinanzi a chi ti colpisce sull autostima e sul personale in modo negativo senza focalizzarsi sul errore stesso?

      Per esempio: “Mi rendo conto di aver sbagliato facendo X e mi dispiace sinceramente, perchè io ci tengo a fare bene quello che faccio e ci tengo ad imparare e a continuare a migliore, però devo essere sincero: venire ripreso sull’errore, e nello specifico mi riferisco alla situazione V quando io ho fatto Y e Lei mi ha detto Z, io mi sono sentito _______ [metti come ti sei sentito]. Invece se Lei in questi casi facesse/dicesse/si comportasse così [spiegare], allora io mi sentirei _________ e questo mi aiuterebbe tantissimo nel continuare ad imparare in fretta.

      Se è una persona intelligente, capisce.
      Se non lo è, lo capisci tu. In questo ultimo caso, lui non cambierà mai.

  3. Se un tuo superiore, collega, amico, parente, etc. è veramente interessato nell’aiutarti, o nel collaborare, difficilmente ti colpirà sull’autostima. Criticherà in modo circostanziato il tuo specifico errore.

    Altrimenti o è un minorato psichico o è un bastardo (come leggerai in seguito è molto più probabile il secondo caso).

    Recentemente mi sono ritrovato nella spiacevole condizione di lavorare sotto un parente imprenditore il cui scopo era quello di denigrarmi sistematicamente, e la cosa ha avuto delle ripercussioni emotive veramente pesanti.

    Inizialmente ho cercato di non dar peso alla cosa perché comunque ritenevo di dare delle buone performances, e pensavo che i suoi malumori dipendessero dal fatto che essendo l’attività agli inizi tutto questo contribuisse in maniera preponderante a quel tipo di nervosismo. Mi sbagliavo.

    Come consiglio oggi mi sento di non sottovalutare mai ciò che (e/o chi) può causare il sistematico discredito delle proprie capacità, soprattutto se tali giudizi non sono supportati da valide ed oggettive motivazioni. Meglio sempre stare alla larga da quel tipo di persone che sembrano godere quando possono umiliare il prossimo (evidentemente quelli che hanno problemi di autostima sono proprio loro), altrimenti, se non si è fatti della stessa “pasta”, quel tipo di virus vi può contagiare in modi che non potete prevedere (e comunque in maniera sempre decisamente negativa).

    Ci ho messo un bel po’ a ritrovare il mio equilibrio, anche perché certe esperienze non te le saresti aspettate proprio da chi ha con te, ANCHE, un rapporto di “sangue”. Ma è sicuramente stato questo l’errore più grosso che ho fatto. Mai dare nulla per scontato.

  4. Ciao Pier Paolo,
    io vorrei proporti una lettura alternativa: e se arrivi a non subire nulla di quello che ti viene detto?
    Io mi sono reso conto, sulla mia pelle, che nessuno può ferirti s enon glielo permetti.
    In realtà le emozioni che viviamo dipendono solo da noi. Se ti senti ferito è perché tu dai importanza a quel che ti viene detto, usi il giudizio degli altri e non la tua testa.
    Lo ribadisco, anche se è complesso e nessuno o quasi lo dice: nessuno ha il potere di ferirti o farti stare male. Nessuno può determinare le tue emozioni. ovviamente ci sarebbe da dire tanto, ma non vorrei prevalicare Alexander.
    Che ne dici Alex?

    • Ciao Giacomo.
      Non so se sia un gran risultato quello di essere impermeabile al giudizio altrui (cosa che tra l’altro ritengo sia alquanto improbabile).

      Vivere equivale a “scambiare” sì emozioni (che a volte ci fanno star male) ma anche esperienze che se consapevolizzate (riuscendo ad andare oltre al fattore emozionale, che ricordiamocelo è sempre e comunque il fattore più superficiale) ci possono aiutare a crescere.

      Scegliere le proprie emozioni a me pare più una scorciatoia pericolosa, più che una conquista di cui andar fieri, se assecondiamo ciò che sentiamo e riusciamo a scavare nel dolore, nel disagio, spesso quello che viene fuori ci ricompenserà di questo sacrificio.

      A volte provare dolore è necessario: se cerchiamo di scansare la sofferenza in tutti i modi corriamo il rischio di perdere l’occasione per metterci PROFONDAMENTE alla prova. E’ solo la consapevolezza ciò che ci fa evolvere, non l’emozione. E spesso la consapevolezza nasce proprio dal dolore.

      • Si Paolo, la consapevolezza è fondamentale, ma ho sperimentato che non è necessario che nasca per forza dal dolore, anche se da questo spesso viene fuori. Tra l’altro ho conosciuto moltissima gente che dal dolore non ha saputo tirare fuori questa consapevolezza, quindi non è automatico. E poi perché dobbiamo romperci un dito per capire che fa male?

        Sul discorso giudizio degli altri, il punto è che non si tratta di diventare impermeabili, ma non vulnerabili. Non perché hai una corazza che ti isola, ma perché sei libero e non condizionabile dalle opinioni. E ti assicuro che è possibile 😉

        Condivido con te che sia inutile scansare la sofferenza. Tra l’altro, quando stai male, se non sei consapevole di come ci sei finito in questa condizione dolorosa, non puoi certo cambiare questa emozione. ma quando arrivi a capire che stai male sempre perché tu l’hai scelto, inizi a smettere di farlo. Quel’emozione che assecondi, infatti, l’hai scelta, non arriva per caso. E’ normale provare emozioni negative, ma se impari che le crei tu allora puoi subito comprendere come lo hai fatto e scegliere di affrontare le situazioni in modo più positivo e consapevole. Ogni emozione dipende da come vivi quel che ti accade e non dalle situazioni o dai comportamenti degli altri. In realtà, poi, non è una scorciatoia, ma un processo centrato sulla consapevolezza, e quindi è più complesso delle tecniche “miracolose” di cui si legge spesso in giro. Ti darei un link, ma non so se Alexander apprezza 😉

  5. Non vorrei che scambiassi il mio punto di vista come un elogio della sofferenza. Non è così. Sono d’accordo inoltre con te che non tutti consapevolizzano in maniera positiva: il pericolo infatti è che da certe esperienze rimanga sempre uno strascico di risentimento, amarezza, disillusione che in maniera più o meno preponderante possono bloccare la persona.

    Quello che volevo evidenziare è che è del tutto inutile farsi trascinare nel vortice della sofferenza protestando contro il mondo, o peggio sentendosi “vittime” del destino crudele. Io sono convinto che nulla accada per caso. Ciò che oggi può apparirci negativo ed ingiusto un domani potrà essere rivisto in maniera totalmente opposta. Ma per farlo bisogna essere disposti a lasciar fluire questa apparente sofferenza che spesso siamo portati a contrastare.

    Penso che alla fine, magari con parole diverse, stiamo dicendo la stessa cosa, cito “Ogni emozione dipende da come vivi quel che ti accade e non dalle situazioni o dai comportamenti degli altri. In realtà, poi, non è una scorciatoia, ma un processo centrato sulla consapevolezza, e quindi è più complesso delle tecniche “miracolose” di cui si legge spesso in giro.”

    E’ proprio così infatti “Ogni emozione dipende da come vivi quel che ti accade”. Se quello che ti accade lo vedi come un qualcosa di ingiusto, qualcosa al di fuori del tuo controllo, sarai portato ad esserne effetto in maniera negativa, se invece sei CONSAPEVOLE (ecco dove il fattore fondamentale della consapevolezza acquisisce un’importanza basilare) che ciò che ti accade è un qualcosa che avviene per il tuo miglioramento, ACCOGLI questa “sofferenza” con uno spirito diverso perché sai che sarà una sofferenza che ti eleverà, ti farà diventare una persona migliore.

    E quando questo accade nel mentre stai “soffrendo” ti sentirai grato per aver ricevuto questo “dono”. Che non è masochismo, ma un punto di vista costruttivo che ti farà vedere in ogni esperienza un’opportunità.

  6. Giacomo Papasidero deduco tu sia un seguace di Osho… Le emozioni dipendono tutte da noi.. Ok.. Allora io posso tranquillamente insultare o prendere a calci qualcuno perché tanto se si offende e soffre in realtà è solo un problema suo.. Benissimo, problema risolto

  7. Ciao Danubia ..
    Perché la sua interpretazione la fa sentire autorizzata nel scrivere ciò che ha scritto?

    Perché distorcere spesso il senso di quel che si legge?

    Lei andrebbe spontaneamente in giro a prendere a calci e offendere qualcuno a prescindere dalla lettura dei commenti?

    Perché le rispondo io e non i diretti interessati?

    Lei farebbe mai ad altri ciò che non vorrebbe venisse fatto a lei Danubia?

    Ha solamente dato dimostrazione di ciò che spesso ci induce a star male ,puntando il dito verso altri senza tenere conto che lo si punta prima verso se stessi!

  8. Buongiorno a tutti,
    ho 52 anni con tutto il mio bagaglio di esperienze e mi sto avvicinando adesso ad un percorso di crescita personale. Gestire le emozioni ed imparare a viverle nel modo corretto è sicuramente uno dei primi passi verso la consapevolezza. Percorso difficile e pieno di ostacoli ma non impossibile. Credo che questo esercizio, una volta appreso e metabolizzato, possa andar bene per gestire la maggior parte delle emozioni a cui siamo sottoposti giornalmente. Ma quando ti capitano quegli eventi che ti lacerano dentro, che ti devastano la vita quale potrebbe essere la perdita di un figlio magari in giovane età….. come si fa? Come fanno i genitori ad accettare e superare un evento così drammatico? Che cosa deve scattare nella mente di queste persone per far sì che accettino ciò che gli è successo? Io ho una figlia di 12 anni e ogni volta che sento in TV una notizia del genere mi faccio sempre la stessa domanda.

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